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Una leggenda di più di 500 anni 

La leggenda di S. Fermo ha origini antichissime nella tradizione popolare, infatti già negli Statuti Comunali del 1446 si faceva riferimento al culto di questo Santo eremita. Sia la leggenda che il culto traggono origine dal martirio dei Santi lombardi Fermo e Rustico, vissuti alla fine del II secolo d.C.. La storia popolare camuna racconta della vita e delle vicende di tre fratelli eremiti: Fermo, Glisente e Cristina. I tre soldati di Carlo Magno, conquistatori della Valle Camonica, giunti nella Valle dell’Oglio e stanchi di combattere, si convertirono scegliendo ciascuno una vetta per il loro eremitaggio. I tre fratelli comunicavano la loro quotidiana presenza mediante falò vespertini. Nel corso degli anni, Cristina e Glisente morirono e rimase solo Fermo. Ormai vecchio e decaduto, Fermo visse per concessione divina, superando i rigidi inverni grazie all’aiuto di un’aquila e di un’orsa bruna che lo rifornivano di legna, cibo, selvaggina e favi di miele.

Quando l’ultimo eremita morì, il suo corpo fu ritrovato da dei pastori in cerca delle loro pecore, attirati dal guaito dell’orsa accanto alla salma. La popolazione ricorda Fermo come un Santo ricco di virtù taumaturgiche, capace di guarire le più tormentose sofferenze fisiche e psichiche. La leggenda narra, inoltre, di una cappella eretta sul colle di S. Fermo fatta costruire per voto da un certo Beccaguitti di Esine. Costui durante una battuta di caccia a cavallo, si trovò dinanzi ad una bestia feroce che gli bloccò la strada. Beccaguitti, in preda al panico, invocò l’aiuto del Santo che, miracolosamente, lo fece ritrovare su una strada spianata. Ancora oggi, alla vigilia del 9 di Agosto, si accendono i falò per tenere viva la leggenda popolare.

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